Antiche storie d'amore
Titolo originale
id.
Curatore
Anacleto Postiglione
Anno
2005
Editore
BUR

L’amore è stato decantato da centinaia di poeti in tutte le epoche e nel tempo ha sempre conservato un ineguagliabile potere: quello di avvicinare gli uomini, di accomunarli sotto un unico sentire. La delusione, il tradimento, il sotterfugio, la follia del desiderio sono temi che ritornano sempre nuovi nelle produzioni letterarie che hanno fatto la storia. Ma, risalendo indietro nel tempo, fin dove giunge questo magico racconto dell’amore? Cosa leggevano e scrivevano gli antichi riguardo questo tema universale? L’uomo moderno è figlio di coppie “famose”, segnate da un destino fatale: basti citare Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto, perché nella mente di ciascuno si apra tutto un mondo in cui romanticismo, passione e tragedia si incalzano a vicenda, facendoci sentire simili seppur così lontani dai nostri protagonisti. Nell’antichità accadeva la medesima cosa, solo che a far sognare gli antichi greci e romani erano le suggestive vicende di Amore e Psiche, Apollo e Dafne, Enea e Didone, giunte fino a noi attraverso i racconti di Ovidio, Apuleio, Virgilio ed ovviamente Omero, il primo poeta dell’antichità classica. Antiche storie d’amore non è però un compendio, è piuttosto un invito a penetrare in quel mondo popolato da dèi e donne bellissime, in cui la magia scaturisce da forze oscure, quelle stesse che nascono dall’umano bisogno di dare un senso alla vita, alla morte ed all’amore. Così Dafne si trasforma in alloro per sfuggire all’amante non corrisposto nei bellissimi versi di Ovidio: “[…] si cinsero i molli precordi di scorza sottile/ fronde divenner le chiome, le braccia si fecero rami / ed alle pigre radici aderirono i piè tanto svelti; / vetta divenne la faccia e rimasele solo il nitore. / Febo anche l’albero adora e, poggiando la destra sul tronco, / sente che palpita il petto pur sotto la nuova corteccia. / Come se fossero membra, ne stringe le rame, le abbraccia, / l’albero bacia, ma l’albero i baci disdegna tuttora.”
Siamo nel mito, in quel confine fantastico in cui l’uomo sfida la morte per ritrovare la giovane sposa (Orfeo e Euridice); in cui due amanti si tolgono reciprocamente la vita come in una tragedia di Shakespeare (Piramo e Tisbe); un mondo in cui infine l’amore può condurre alla follia della vendetta (Medea e Giasone). Sono i versi della poetessa Saffo, nella sua invocazione “Ad Afrodite”, ad aprire questa breve raccolta di storie. Anacleto Postiglione, il curatore del testo, propone i racconti in una prosa semplice che, pur nell’inevitabile perdita dell’antico verso, rimane comunque fedele ai testi senza nulla perdere dell’intensità delle opere originali. Accompagnati da un antefatto ed un epilogo, gli estratti che compongono il testo sono ad ogni modo un invito ad approfondire gli stessi racconti nelle opere originali degli autori classici. Interessanti a questo proposito le “variazioni sul tema” che il curatore cita alla fine di ogni storia, da prendere in considerazione come punti di approfondimento. Per terminare con le parole di Postiglione: “Al di là del tempo, che tutto trasforma e distrugge, gli antichi e i moderni si incontrano in ciò che è universalmente umano, nel mondo magico dell’amore e dell’arte”.
[giulia rastelli]

 


Amore e Psiche