Non lasciarmi
Titolo originale
Never let me go
Autore
Kazuo Ishiguro
Anno
2006
Editore
Einaudi
E' uscito per Einaudi Non lasciarmi, sesto romanzo di Kazuo Ishiguro, scrittore britannico di origini giapponesi già notissimo per il suo Quel che resta del giorno. Ishiguro ci offre ancora una volta, attraverso il suo raccontare attento, l'occasione per riflettere sul senso della vita, sulla sua fragilità, sui sentimenti e le emozioni ad essa legate. Lo fa svolgendo una trama apparentemente di fantascienza, ma del libro di fantascienza conserva solo l'impianto, l'idea, per poi lasciare spazio allo scopo fondamentale: la riflessione sul senso della vita, sul dolore, sulla fragilità della vita stessa, sulle distinzioni apparenti o reali che certe scelte etiche comportano.
La storia e' quella di tre bambini allevati nell'atmosfera apparentemente perfetta della scuola Hailsham, fatta di campi verdi dove correre e giocare, dove crescere e imparare. Bambini che sembrano orfani attentamente seguiti e curati. I bambini non sono orfani, ma cloni, che un progetto sanitario ha prodotto e che, come tanti altri, vengono allevati per poi divenire “donatori” e finire il loro ciclo vitale donando i loro organi fino ad esaurimento vitale. Il racconto viene svolto in prima persona da Kathy, una dei tre cloni protagonisti, che dopo l'apprendistato nei cottage è divenuta una delle migliori “assistenti” di “donatori”. Dal racconto emerge l'amore che lega Kathy agli altri due cloni: Tommy, impulsivo e tenero e Ruth, volitiva e prepotente. Kathy racconta della loro infanzia quasi perfetta ad Hailisham, di come siano arrivati gradualmente a conoscere la verità sul loro destino; racconta del passaggio da una apparente felicità alla consapevolezza di cosa significhi essere “donatori”. L'autore non da molti dettagli rispetto alla creazione di questi cloni e dei loro eventuali modelli, essi rappresentano per la società degli umani soltanto la necessità per combattere la paura e la morte. Ishiguro si sofferma più su il loro essere vivi, sul loro percepire, sul loro modo di condividere, anche se con atteggiamenti differenti, lo stesso inevitabile malinconico e tremendo destino. Questo non è nemmeno un romanzo sulla clonazione: anche se mette in discussione l'etica delle scelte estreme operate per combattere le nostre paure, si spinge più in là ed indaga sulle differenze fra la vita di un clone e la vita umana . Chi sono i cloni? Quanto sono differenti dagli umani stessi? Chi è l’umano tra loro e noi? Quanto differente è il loro soffrire, amare e percepire dal soffrire, amare e percepire umano? Ed è proprio nella capacità di provare sentimenti veri, che i tre ragazzi si illudono di trovare una possibilità di "rinvio'', un rinvio di quel destino, una possibilità di essere liberi, non per molto, ma solo per alcuni anni in più, prima di venire smontati pezzo per pezzo inesorabilmente. Il titolo in inglese Never let me go è dovuto ad una canzone della raccolta Songs after dark di Judy Bridgewater, che nel racconto capita per puro caso nelle mani di Kathy ancora bambina, e che ritorna nel racconto come immagine metaforica, di desiderio di Kathy stessa di un passato e di un futuro che sa di non poter avere. Anche in questo romanzo Ishiguro usa una prosa semplice ed uno stile pacato e sommesso. Descrive i personaggi con una commovente dignità, con un coraggio disperato, con un calore tangibile. È un libro intenso e delicato che coinvolge ed emoziona il lettore.
[simonetta cestarelli]