Istanbul
Titolo originale
Istanbul. Hatiralar ve sehir
Autore
Orhan Pamuk
Anno
2003
Editore
Einaudi

“..Parlo del colore dei cipressi, dei boschi bui nelle valli, delle abitazioni di legno trascurate, sgombrate e abbandonate, delle barche arrugginite e malmesse, della poesia delle navi e delle ville dello stretto che soltanto chi ha passato la vita su queste rive può capire; parlo del sapore della vita tra le rovine di una civiltà una volta grande, maestosa e originale, della voglia di un bambino, che non bada affatto alla storia e alle epoche, di essere felice, di divertirsi, di comprendere questo mondo, e delle indecisioni e dei dolori di uno scrittore ormai cinquantenne, dei desideri che lui chiama vita e delle sue esperienze…”

Bella e struggente la descrizione del Bosforo che incontriamo in Istanbul di Orhan Pamuk, scrittore turco celebre forse più all’estero che in patria, recentemente insignito del premio Nobel per la letteratura, premio assegnato non solo in relazione al suo impegno come scrittore e uomo di cultura, ma anche per l’impegno dimostrato nel “ricercare l'anima malinconica della sua città natale, scoprendo nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture”. Orhan Pamuk in questo romanzo ripercorre la sua vita: figlio di una famiglia benestante, trascorre un’infanzia serena e piena di affetti, seguita da una adolescenza ricca di letture ed al primo approccio alla pittura. Racconta degli affetti della famiglia, residente nel bel Palazzo Pamuk dove tuttora lo scrittore conserva il suo studio; dei momenti felici, ma anche dei litigi dei genitori. Il racconto apre poi finestre sul mondo esterno fatto degli avvenimenti e della storia della città attraverso l’aiuto dei giornali dell’epoca, per poi ripiegare ancora sulle vicende personali: i rovesci economici della famiglia ed ancora l'amore per il mare. Ricche e bellissime le pagine che descrivono il Bosforo, i sobborghi, la sua vita di bambino sempre in rivalità con il fratello, la partenza per gli Stati Uniti e la conclusiva certezza di avere capito che cosa voleva fare della sua vita e cioè “essere uno scrittore“. L'incedere della narrazione non ha un filo logico apparente se non quello dei ricordi che come per tutti seguono le emozioni. L’Istanbul di Pamuk non è solo uno scenario al racconto, ma diventa soggetto, si anima di una sua identità e diventa a sua volta protagonista del libro. Fotografie di Pamuk bambino, della famiglia, degli interni domestici e fotografie in bianco e nero della città, prevalentemente scattate durante il periodo invernale, fanno da supporto visivo alle descrizioni. Istanbul in bianco e nero, raccontata come un gioco di luci ed ombre che infondono in chi legge tristezza e malinconia per un passato glorioso e purtroppo perduto, i cui fasti si riconoscono nelle rovine, nelle case decrepite che conservano il ricordo di quello che Istanbul è stata: l'opulenza di un impero che decadendo non è riuscito a contrapporsi all'inevitabile attacco della modernizzazione. Qui, come negli altri libri, Pamuk riprende il tema dell’appartenenza e dell’identità attraverso la tristezza, “huzun”, una tristezza che racchiude sia il fascino della città quanto i suoi limiti, frutto di un impero ottomano tramontato, della conseguente miseria, del degrado e del il senso di sconfitta. Le descrizioni di Pamuk trascinano il lettore nei vicoli della città, in quei luoghi non turistici che pochi visitatori riescono a cogliere, nel tentativo di ricostruire una Istanbul libera dalla miseria e dalla tristezza per ridarle quel fascino e quella languida malinconia che ancora oggi traspaiono dietro l’inevitabile occidentalizzazione. Come dice lo stesso autore “Tutto attorno c'è molto rumore, e cemento, dappertutto. Ma i cambiamenti di superficie non significano niente: a conoscerla davvero, questa è la Costantinopoli di sempre. Il suo fascino è intatto”.
[simonetta cestarelli]


Orhan Pamuk nasce il 7 giugno 1952 ad Istanbul, da una famiglia benestante di alterne fortune. Frequenta il liceo americano Robert College. Su pressione della famiglia, si iscrive in seguito alla facoltà di architettura dell'Università Tecnica di Istanbul, per poi abbandonarla dopo tre anni per dedicarsi alla letteratura. Si laurea all'Istituto di Giornalismo dell'Università di Istanbul nel 1977. Inizia a scrivere con regolarità a partire dal 1974. Il suo primo romanzo, Oscurità e luce, condivide il premio letterario Milliyet 1979 con Mehmet Eroglu. Con il secondo romanzo, La casa del silenzio, vince nel 1984 il Premio Madarali. L’anno successivo pubblica Il castello bianco, romanzo storico con il quale vince l’Independent Award for Foreign Fiction 1990. Scrive successivamente il romanzo La nuova vita, che conosce un immediato successo. La reputazione internazionale di Pamuk cresce, nel 2000, in seguito alla pubblicazione del romanzo Il mio nome è rosso che viene tradotto in ventiquattro lingue e vince, nel 2003, l’International IMPAC Dublin Literary Award. Il 12 ottobre 2006 viene insignito del Premio Nobel per la Letteratura, diventando così il primo turco a ricevere il prestigioso riconoscimento.