In viaggio con Erodoto
Titolo originale
Podròze Z Herodotem
Autore
Ryszard Kapuscinsky
Anno
2004
Editore
Feltrinelli

“Erodoto doveva per forza essere una persona serena, rilassata e cordiale: è solo a questo tipo di persone che gli estranei svelano i propri segreti. Le nature chiuse, ombrose e introverse, anziché indurre il prossimo a confidarsi, suscitano il timore e la voglia di scappare.”

È il 1956 e Kapuscinsky è un giovane reporter polacco con un grande desiderio, quello di varcare un confine, non un confine importante, ma un confine qualsiasi, per attraversare quelle linee reali quanto immaginarie che dividono i popoli. Viene accontentato dalla sua caporedattrice allo Sztandar Mlodych che lo manda in India affinché con i suoi reportage favorisca i legami fra i due paesi; come regalo, prima di partite, gli da una copia delle Storie di Erodoto, un libro tanto difficile da trovare nel suo paese. Da lì inizia la carriera di reporter del giovane Kapuscinsky che lo porterà in giro per il mondo: Africa, Egitto e Iran per ripiegare ancora sull'Africa e che lo farà diventare uno dei più grandi reporter contemporanei. Questo libro è una raccolta di memorie del pellegrinare del giornalista in giro per il mondo. In tutto il suo lavoro, fatto di difficili interpretazioni di realtà apparentemente complesse, il filo conduttore è rappresentato da quel libro che lo ha accompagnato fin dall’inizio della sua carriera. Così Erodoto viene presentato non solo come storico, ma anche come compagno di viaggio, grande insegnante, antropologo ed etnografo, ma soprattutto come grande reporter in quanto fu sempre a contatto con gli avvenimenti della realtà. Erodoto lo accompagna e ci accompagna nel viaggio all'interno di una storia presente legandola con il passato e con un vissuto umano storico. Nato a Pinsk in Polonia oggi Bielorussia, cresciuto in un crocevia di culture e razze, che ha in qualche modo influenzato il suo punto di vista senza pregiudizi, Kapuscinsky, con l'umiltà di chi ha conosciuto popoli differenti e differenti culture, cerca di esprimere che oltre alla percezione della storia legata al proprio luogo d’origine e quindi ai campanilismi locali, ne esiste un’altra legata al tempo in cui viviamo, alla storia di tante altre realtà differenti ma non per questo meno importanti. Pazientemente Kapuscinsky riallaccia quei legami fra storia e realtà geografiche in un senso di continuità che spesso ci sfugge, nel recupero della memoria che il più delle volte viene perduta. Il passato con i suoi legami e con i suoi insegnamenti sopravvive nel presente più improbabile e congiunge così le due dimensioni del suo personale viaggio: quella spaziale, fatta di frontiere da varcare, e quella temporale nella storia, facendo della realtà il frutto di entrambi gli approfondimenti. Il viaggio vero quindi non inizia nel momento in cui partiamo né finisce quando raggiungiamo la meta; il viaggio inizia nella ricerca di quello che c’era e di un poi che è ancora prima presente. In questo libro, dove il racconto biografico si fonde con il giornalismo e con l'attualità degli scritti di Erodoto, capostipite dei i cronisti della storia, questo libro riallaccia i contatti con la nostra identità soprattutto umana. Un paio di scarpe rotte sulla copertina potrebbe simboleggiare quella povertà, quella miseria che accomuna tutti i popoli nei momenti di disperazione, di fame e povertà intese come mancanza di quello che per altri è normale o superfluo. Un libro che ci parla di quando non avevamo paura di chi non conoscevamo, un libro che insegna l'umiltà di sentirsi uomini tra uomini. Come faceva Erodoto ai suoi tempi, è possibile osservare, attraverso le pagine di Kapuscinsky, una cultura dal suo interno, nel quotidiano contatto tra la gente comune, cercando di non guardare tutto sotto il punto di vista occidentale, ma valutando le stesse differenze culturali come valori aggiuntivi. Libro bellissimo, parabola del viaggio e delle sue liturgie, che porta a cercare, oltre quello che vediamo, i segni di un passato che a volte non si vuole vedere, aneddoti ed avventure scritti in uno stile leggero e semplice senza mai perdere il contatto con la serietà degli argomenti.

“Non ci sono cinici tra i veri inviati, perché il cinico non è adatto ad un mestiere che non può esercitarsi senza calore umano, simpatia per la gente.”
[simonetta cestarelli]

Cittadino del mondo e tenace portavoce delle minoranze, sostenitore dell'importanza della condivisione, Kapuscinsky ha cercato sempre di comprendere la realtà interiore di qualsiasi posto in cui gli avvenimenti storici lo hanno portato. Nasce a Pinsk, in Polonia orientale, oggi Bielorussia, il 4 marzo 1932, si laurea all’università di Varsavia e lavora fino al 1981 come corrispondente estero dell’agenzia di stampa polacca Pap. Giornalista di grande rilievo e reporter per quarantasette anni in moltissimi paesi del mondo dall’Asia all’Africa, dall’America Latina all’ex impero sovietico, Kapuscinsky ha raccolto testimonianze del suo lavoro nei suoi libri tradotti in oltre trenta lingue. Famoso per la sensibilità che lo ha sempre accompagnato, nella sua vita di giornalista quanto in quella di scrittore ha saputo unire le capacità di osservatore dall'interno dei fatti quanto le sue possibilità narrative che gli hanno fatto scrivere dei reportage divenuti poi degli modelli unici di giornalismo letterario. Tra le sue opere nella traduzione italiana possiamo trovare: Il Negus. Splendori e miserie di un autocrate (1983); Imperium (1994), reportage sull'impero sovietico e il suo disfacimento; Lapidarium (1997), insieme di meditazioni che prendono spunto da letture, viaggi, frammenti di diario di eventi storici; Ebano (1998), reportage nel quale racconta l’esperienza di inviato nei paesi africani. Nel 2000 pubblica Il cinico non è adatto a questo mestiere, mentre parla dell’Iran in Shah-in-shah (2001). In viaggio con Erodoto (2005) invece racconta di come ha iniziato a fare il giornalista e del suo incontro con Erodoto, lo storico che per lui è il primo reporter della storia.