Molte polemiche ha accompagnato il verdetto del Festival di Sanremo 2019. La giuria degli esperti (di qualità) ha ribaltato il parere della giuria popolare basata sulle preferenze espresse inviando un sms (a pagamento) che aveva decretato vincitore il cantante Ultimo con la canzone “I tuoi particolari”, nominando vincitore il cantante Mahmood con la canzone “Soldi”. Lungi da noi entrare sul merito canzonettistico o specificatamente musicale. Non ne abbiamo la competenza e soprattuto non è necessaria per quella che vuole essere una speculazione di chimica applicata al linguaggio.

E’ passato un po’ di tempo e le classifiche hanno stabilito, senza un’ombra di dubbio, che la canzone più ascoltata, venduta, scaricata è stata “Soldi”; a siderali distanze tutte le altre tra cui “I tuoi particolari”. Si deduce, quindi che per una questione che attiene al principio della chimica moderna, formulato da Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. In sostanza: la giuria di qualità ha espresso il suo parere interpretando e intuendo la volontà popolare, mentre la giuria popolare ha espresso un giudizio di merito che si è rilevato di nicchia.

E quindi sintetizzando il paradosso la giuria popolare è stata quella di qualità, mentre la giuria di qualità è stata quella popolare. E fin qui si rientra nella normalità chimica delle trasformazioni costanti.
Ma, essendo stata la polemica strumentale all’argomento di grande spessore culturale per cui non è corretto che a vincere il Festival della Canzone Italiana non sia un italiano (anche se Mahmood lo era, ma questo è un altro paradosso) sia il nostro Ministro del Consiglio in pectore, sia il Presidente della Rai hanno chiesto e promesso a gran voce che al prossimo Festival di Sanremo ci sarà solo la giuria popolare.

Ci chiediamo allora: quale giuria? Quella popolare composta da esperti che interpreta il gusto degli italiani, quella popolare che vota canzoni di nicchia o quella popolare che interpreta il gusto del Governo?