Da giovedì 30 luglio a domenica 9 agosto si svolge il 43. Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta. Strutturato come un festival-laboratorio, il Festival diretto da Àlex Rigola, prevede 15 spettacoli in programma (di cui 9 in prima italiana), 18 laboratori e incontri con artisti, drammaturghi, registi, coreografi e compagnie internazionali che, nella diversità dei loro stili, sono espressione di un teatro proiettato sul presente.

Il programma 
Christoph Marthaler, Leone d’oro alla carriera 2015, inaugura il Festival giovedì 30 luglio al Teatro alle Tese (ore 20.00) con “Das Weisse vom Ei/Une île” flottante, in cui scardina le certezze del linguaggio e gli inganni della comunicazione (il testo attinge a “La polvere negli occhi” di Labiche); segue il 31 luglio al Teatro Goldoni (ore 20.00) Thomas Ostermeier con la versione teatrale del film cult di Fassbinder “Il matrimonio di Maria Braun”, amara parabola sul presunto “miracolo tedesco” del secondo dopoguerra. L’1 agosto il duplice appuntamento al Teatro Piccolo Arsenale (ore 18.00) e al Teatro alle Tese (ore 20.00) offre una finestra sul teatro iberico contemporaneo: con la storica compagnia La Zaranda e il suo El Régimen del Pienso sull’alienazione del posto di lavoro e il maestro Lluís Pasqual a firmare quella metafora sull’intolleranza e l’abuso di potere che è “El Caballero de Olmedo” di Lope De Vega, un classico del siglo de oro portato in scena con giovani attori cui danno spazio due compagnie di teatro pubblico.
Sono poi in scena: Oskaras Koršunovas, che trasforma i camerini degli attori nel palazzo di Elsinore per il suo “Hamlet” (2 agosto, Teatro Goldoni, ore 19.00); Romeo Castellucci con “Giulio Cesare Pezzi staccati, i due monologhi di “…vskij” e di Marco Antonio, pezzi staccati del «dramma della voce alle prese con il potere retorico della parola», estrapolati dallo storico spettacolo realizzato nel 1997 e messi in scena tra i marmi e le statue barocche del cortile del Conservatorio di Venezia (3 e 4 agosto, ore 17.30 e 19.30); Falk Richter, drammaturgo e regista per la prima volta in Italia che in “Never Forever” dipinge una società post-umana percorsa da guerrieri metropolitani, individui in lotta per la sopravvivenza pronti a commettere atti estremi (3 agosto, Teatro alle Tese, ore 22.00).
E ancora: il teatro politico di Milo Rau, che in “Hate Radio” ricostruisce la stazione della Radio-Télévision Libre des Mille Collines e le sue trasmissioni, strumento di un’aggressiva campagna razziale che contribuì al genocidio dei tutsi in Rwanda nel 1994 (4 agosto, Teatro Piccolo Arsenale, ore 21.00); Jan Lauwers con “The blind poet”, spettacolo denuncia delle menzogne della storia e la manipolazione delle informazioni attraverso i secoli (5 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00); Antonio Latella con i tre monologhi “A. H”, “Caro George” e “MA” riuniti in un’unica serata: un trittico sul ‘900 attraverso tre figure emblematiche (Pasolini, Francis Bacon, Adolf Hitler) che rappresentano tre differenti prospettive sull’uomo e sulla sua relazione con il mondo (6 agosto, Teatro Piccolo Arsenale, ore 20.00); il regista belga Fabrice Murgia in “Notre peur de n’être” racconta gli hikikomori, giovani iperconnessi che vivono reclusi da ogni contatto col mondo (7 agosto, Teatro alle Tese, ore 20.00).
Debuttano infine: la regista brasiliana Christiane Jatahy, per la prima prima volta in Italia, che riconduce il classico strindberghiano “Julia”, ai nostri giorni facendo coesistere cinema e teatro, mondo reale e mondo virtuale (8 agosto, Teatro Piccolo Arsenale, ore 18.00) e la compagnia Agrupación Señor Serrano, Leone d’argento per l’innovazione teatrale del Festival, con “A House in Asia”, sulla caccia all’uomo come fosse un western, una storia di indiani e cow boys.

Alle giovani compagnie italiane più innovative il 43. Festival Internazionale del Teatro riserva uno spazio (31 luglio e 1, 7, 8 agosto) al Teatro Fondamenta Nuove con “Young Italian Brunch“, che alle 12.00 si presenta un assaggio del panorama nazionale, per renderlo visibile a operatori e curatori stranieri. Le compagnie invitate sono: Collettivo Cinetico, Helen Cerina, Babilonia Teatri Anagoor.

I laboratori
Per il terzo anno Àlex Rigola conclude il Festival con un percorso a tappe nella città fatto di brevi spettacoli, schegge di teatro nate dai laboratori che si sono svolti parallelamente al cartellone principale con gli attori selezionati per Biennale College. Nel 2011 era il percorso dei Sette peccati e nel 2013 con “Shakespeare x 5”. Quest’anno il tema lanciato da Rigola a Christiane Jatahy, Antonio Latella, Jan Lauwers, Fabrice Murgia, Milo Rau, Falk Richter e Agrupación Señor Serrano è “La terra trema”. Il richiamo a Luchino Visconti è un invito ai sette registi a scegliere come tema una delle tante aree geopolitiche di crisi che sono storia dei nostri giorni, luoghi emblematici e problematici. Il risultato lo si vedrà nella giornata finale domenica 9 agosto, alle 15.00 e in replica alle 16.00 e alle 17.00. Oltre ai sette laboratori per La terra trema, altri sei workshop sono condotti dagli altri maestri invitati al Festival: Oskaras Koršunovas, Christoph Marthaler, Thomas Ostermeier, Lluís Pasqual, La Zaranda e Romeo Castellucci. Tre sono i laboratori dedicati alla drammaturgia: il primo a cura di Pascal Rambert (autore dello spettacolo Clôture de l’amour); il secondo di Yasmina Reza (autrice dell’ultimo successo di Polanski “Carnage”); il terzo curato da Mark Ravenhill, dalla drammaturgia britannica. Spazio scenico e illuminotecnica sono indagati da Albert Faura e Max Glaenzel. Come lo scorso anno, infine, la Biennale College riserva un laboratorio dedicandolo alle strategie di comunicazione social in riferimento alla critica teatrale, sotto la guida di Andrea Porcheddu e Anna Perez Pagès.

Gli incontri
Momento di congiunzione tra gli spettacoli del Festival e i workshop sono gli incontri, conversazioni con i maestri della regia che si svolgono ogni pomeriggio alle 16.00 nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, sede della Biennale. Sono aperti a tutti – giornalisti, appassionati, curiosi, giovani laboratoristi – che la Biennale Teatro Venezia concepisce come agorà del teatro.

Titolola Biennale di Venezia - 43. Festival Internazionale del Teatro
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