No, questo non è il solito rifacimento del classico della fantascienza/horror di H. G. Wells, L’uomo invisibile. La trama è nota, il finale idem. Come rendere un plot visto, rivisto e stravisto, di un romanzo letto, riletto e straletto ( o forse no), interessante e meritevole di uscire di casa, trovare un parcheggio, pagare un biglietto, sedersi in sala sperando di non trovare gente fastidiosa al cellulare o in vena di commenti casalinghi degni di un talk show di prima serata su Rete4?

Il merito è da attribuire al regista-sceneggiatore Leigh Whannell, padre insieme a James Wan della saga Saw e Insidiuos, capace di rileggere il romanzo di Wells in chiave moderna, attribuendo spessore alla vicenda attraverso un sotto testo che pesca nella cronaca sociale purtroppo ancora oggi di estrema attualità: stalkeraggio e femminicidio. Un ritorno agli Anni Settanta, quando l’horror aveva una forte valenza politica e di denuncia.
L’invisibilità del protagonista infatti non è finalizzata ad un futuribile dominio del Mondo, ma limitata al controllo e dominio della vita della propria compagna, un ipercontrollo che sfocia nella persecuzione ossessiva e compulsiva.

Il tutto raccontato attraverso uno stile sobrio, che sfruttando elementi prettamente cinematografici come fotografia, montaggio e musica (costruita attraverso suoni sincopati e disarmonici che contribuiscono alla tensione piuttosto che una partitura di semplice accompagnamento alle immagini) costruisce una suspence, soprattutto nella prima parte dell’opera, estremamente funzionale che avvolge lo spettatore inchiodandolo alla poltrona. L’interpretazione lontana dai canoni del genere della protagonista Elisabeth Moss (nota soprattutto per la serie televisiva Il racconto dell’ancella) non è elemento trascurabile in questa costruzione accattivante e convincente.

Se dovessimo trovare il classico pelo nell’uovo, e lo abbiamo trovato, è l’estrema lunghezza della storia, che nonostante i diversi colpi di scena capaci di rinnovare l’attenzione dello spettatore proprio nel momento in cui questa è in pericolosa fase calante, alla fine lascia la concreta e netta sensazione che con almeno 30 minuti in meno, si sarebbe rasentato il capolavoro. Invece così siamo solo nei paraggi, ed è un vero peccato.

Titolo originaleThe Invisible Man
RegiaLeigh Whannell
SceneggiaturaLeigh Whannell
FotografiaStefan Duscio
MontaggioAndy Canny
ScenografiaAlex Holmes
CostumiEmily Seresin
MusicaBenjamin Wallfisch
CastElisabeth Moss, Oliver Jackson-Cohen, Storm Reid, Aldis Hodge, Harriet Dyer
ProduzioneBlumhouse Productions, Goalpost Pictures, Nervous Tick
Anno2020
NazioneAustralia, USA
GenereHorror
Durata124'
DistribuzioneUniversal Pictures