“Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere.”

The House by the Railroad

The House by the Railroad

Sono le stesse parole del noto artista americana a definire la propria poetica. Chi lo ritiene un grande narratore di storie e chi l’unico capace di fermare l’attimo di un panorama, come di una persona. L’artista capace di disegnare la luce del sole su una parete. Natura e opera dell’uomo sono i due poli all’interno dei quali si muove il lavoro di Edward Hopper, che la mostra attualmente in corso a Roma presso il Complesso del Vittoriano fino al 12 febbraio 2017, ben rappresenta.

Realizzata sotto l’egidia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, in collaborazione con l’Assessorato alla Crescita Culturale – Sovrintendenza Capitolina ai beni Culturali, prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York (da cui provengono le opere in mostra), l’esposizione curata da Barbara Haskell (Whitney Museum) in collaborazione con Luca Beatrice, trasporta i visitatori all’interno degli anni giovanili di formazione dell’artista americano, a partire dagli acquerelli parigini di interni e dettagli fino ai paesaggi e scorci cittadini americani che lo hanno reso famoso e riconoscibile nel mondo.

Acquerelli, colori ad olio, pastelli a cera, carboncini e acqueforti sono le diverse tecniche che il giovane Hopper apprese durante i suoi viaggi di formazione in Europa, in Francia in particolare dove divenne un grande ammiratore del movimento impressionista (Degas) le cui tracce rimangono nelle opere d’esordio sia per le pennellate veloci e cariche di materia pittorica, che per le ambientazioni en plein air.
Un’influenza che rimarrà per tutto il suo lavoro negli elementi naturali (i prati come i cieli) anche quando questi andranno ad incontrare le opere architettoniche degli uomini (dai fari alle case vittoriane) attraverso un punto di vista fortemente influenzato dalle arti fotografiche e cinematografiche di cui era un assiduo frequentatore.

Night Shadows

Night Shadows

Uno scambio simbiotico di cui a sua volta fu ispiratore per numerosi cineasti moderni che vanno da Alfred Hitchcock (la casa di Psycho esce dal dipinto The House by the Railroad  del 1925) a Wim Wenders (i paesaggi di Paris Texas sembrano prendere vita da opere come Gas, Early Sunday Morning o Caroline Morning), dalle luci ed ombre delle atmosfere chandleriane (Night Shadows) de Il grande sonno o Il lungo addio fino al nostro Dario Argento ispirato da Nightawks per alcune scene di Profondo Rosso.

Second Story Sunlight

Second Story Sunlight

Dagli interni di case, appartamenti, uffici ai grandi spazi immensi ed infiniti in cui perdere lo sguardo che la natura americana offre. Il piccolo che convive con il grande, il vicino con il lontano, la natura e l’uomo (mostrato il più delle volte attraverso la sua opera piuttosto che la figura) sono i temi portanti dell’opera di un artista impostosi oggi come uno dei grandi classici della pittura del Novecento.

La capacità di riprodurre attraverso il solo uso del colore la luce del sole che dà forma geometrica e volume ai paesaggi (Second Story Sunlight) il suo carattere distintivo ed inimitabile.

La Mostra a lui dedicata è un’imperdibile occasione per avvicinarlo, attraverso alcune delle sue opere meno conosciute ma capaci di renderci al contempo l’essenza di un artista, l’emozione della tecnica, l’universalità ed unicità delle sue tematiche.

COMPLESSO DEL VITTORIANO
Ala Brasini
1 ottobre 2016 | 12 febbraio 2017
Da Lunedì a Giovedi 9,30-19,30 | Venerdì e Sabato 9,30-22,00 | Domenica 9,30-20,30
Biglietti: Intero Euro 14,00 – Ridotto Euro 12,00 (comprensivi di audioguida)